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  • 29 Settembre 2024
  • domenica, 12:00 Fino alle 14:00

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Brunch Soul Food
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domenica, 12:00 Fino alle 14:00
29 Settembre 2024

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BRUNCH SOUL FOOD

IL CORSO

“Got the munchies for some soul food”

Canta Tupac in “Dopefiend’s Diner”, perché nulla racconta l’identità e la storia della comunità afro-americana come il Soul Food. Letteralmente “cibo dell’anima”, infatti, è la cucina della comunità afro-americana negli Stati Uniti, in particolare del Sud, con piatti che uniscono alcune ricette d’origine con ingredienti americani.

In realtà è la chiesa il luogo per eccellenza del Soul Food quando la domenica dopo la funzione, la messa, il canto e i vari gospel, sempre momenti molto forti di condivisione, c’è un’esplosione di sentimenti e ogni famiglia porta qualcosa preparato a casa da condividere e da mangiare con tutti dallo stesso piatto. “Per questo nulla ti riporta a casa come il Soul Food”.

Pare che questo termine sia stato coniato negli anni Sessanta da Amiri Baraka, un personaggio importante nella lotta contro le discriminazioni razziste. E nel giro di poco tempo, si è diffuso ovunque, soprattutto a livello popolare, indicando un particolare tipo di cibo fortemente identificativo per la comunità, capace di creare un forte senso di appartenenza. Negli anni sono nati vari ristoranti che fanno Soul Food, ma il Soul Food resta il cibo che si mangia nelle case afroamericane di tutti gli Stati Uniti, soprattutto a sud, o ad Harlem. E se di cibo di casa parliamo, è difficile trovare dei piatti che siano presenti in modo codificato e uguale in tutte le case! L’unica caratteristica che possiamo trovare comune e ovunque è la presenza della componente dolce, anche nei piatti salati. Lo zucchero, ad esempio, viene utilizzato in quasi tutte le preparazioni, come quelle presenti al corso, che seguiranno fedeli le ricette della nonna dello chef William, Granny Joe.

Iniziamo con la classica merenda “di quando eravamo piccoli” con sandwdich, burro di arachidi e marmellata, un’associazione estremamente rappresentativa negli Stati Uniti. In abbinamento  peanuts, le noccioline americane che erano spesso l’unico cibo che veniva dato agli schiavi durante le traversate sull’Oceano. Sono state introdotte negli Stati Uniti nel 1700, ma solo nel 1800 hanno iniziato ad esplodere da un punto di vista commerciale, quando i primi schiavi con esperienza nella coltivazione hanno iniziato a coltivarle anche in Nord America.

Continuiamo con il cornbread, il pane di tutti negli Stati Uniti, nato dall’incontro tra nativi americani e afro-americani. Ogni famiglia ha la sua ricetta: “se sei americano il cornbread ti rappresenta perché il mais è l’America”. Ma il cornbread ha un significato ancora più profondo: è il simbolo della resilienza e della possibilità di superare le avversità. Il mais infatti era uno dei pochi alimenti disponibili nelle case africane in America. Per gli Afro-Americani era il pane che si portavano nei campi e che costituiva il loro pranzo, mentre nelle case bianche era il pane che faceva da accompagnamento al pasto”. Lo troviamo in film come Il miglio verde o in varie canzoni come Formation di Beyoncé. “I like cornbreads and collard greens

Proseguiamo appunto con i collard greens, che mangiò Obama la sua prima sera alla Casa Bianca. Se siamo in una casa afro-americana, infatti, una tavola di festa non è completa senza collard greens. Si tratta di una delle poche verdure che gli afro-americani potevano coltivare nelle loro case durante la schiavitù e con questa verdura ricreavano le originali tecniche di cucina africane. Ma in Italia non ci sono, perché non crescono, così Ilaria e William hanno trovato un ottimo sostituto nel cavolo nero.

E veniamo ora a quello che forse è il protagonista della cucina soul food, ovvero il gospel bird, come viene comunemente chiamato il pollo fritto. Spesso associato al pranzo della domenica, dopo la messa, in realtà le origini del pollo fritto sono scozzesi, ma i cuochi afro-americani degli Stati del Sud lo hanno fatto diventare un cibo icona tra il 17° e il 19° secolo, lavorandolo a livello di sapori con le spezie e perfezionando la tecnica di frittura (che in Scozia era fatta nel lardo). Oggi il pollo fritto rappresenta la famiglia e in particolari gli eventi della famiglia: “non ci sarà mai una riunione di famiglia senza pollo fritto!

Concludiamo con la classica e tradizionale Sweet Potato Pie, che è un emblema del Soul Food per il suo ingrediente principale: la patata dolce, che troviamo in tantissime preparazioni, dai contorni alle torte. Ricorda un po’ lo yam, l’igname africano, che oggi è diventato un simbolo di black power come canta Kendrick Lamar: “what’s the Yam, the Yam is the power that be!

Il 2 febbraio 2024 EDIZIONE SPECIALE CARNEVALE DI NEW ORLEANS con Jambalaya, collanine di perle e King Cake!

PIANO DIDATTICO
  • Peanuts (noccioline americane) e pane con peanuts butter (burro di arachidi) e marmellata, “per iniziare con la classica merenda di quando eravamo piccoli”
  • Sweet Potato Pie, torta di patate dolci (patata dolce, farina 00, zucchero, burro, olio di girasole, acqua, uova, latte, cannella, estratto di vaniglia, noce moscata) e/o pancakes con sciroppo d’acero e miele
  • Cornbread, la torta di pane americano per eccellenza (farina di mais, farina 00, lievito, sale, zucchero, mezzo uovo, burro, latticello)
  • Candied yams o Collard Greens (cavolo nero, olio, cipolla, aglio, peperoncino, brodo di pollo, pollo, aceto, zucchero e spezia piccante di New Orleans chiamata Cajun)
  • Gospel Bird o fried chicken, pollo fritto (alette di pollo, latticello, tabasco, sale, aglio, cipolla, farina, paprika, senape in polvere, origano, pepe, olio d’arachidi, peperoncino e altre spezie a piacere)
  • Chocolate chip cookies

In accompagnamento tè soul food.

SOLO ED ESCLUSIVAMENTE IL 24 NOVEMBRE FESTEGGEREMO IL THANKSGIVING CON IL TACCHINO!

DETTAGLI

Costo

55€

Cosa comprende

– 2 ore di corso
– brunch
brochure con ricette e attestato di partecipazione

CHI SONO ILARIA E WILLIAM

Una coppia italo-americana, adesso anche con un piccolo italo-americano che già ama cucinare e mangiare sia piatti americani che italiani.

Ilaria nasce il 12 febbraio del 1981 a Bologna, ma nel 1997 fa il quarto anno di liceo negli Stati Uniti, dove conosce William che diventa subito e per anni il suo migliore amico. William nasce l’8 gennaio del 1980 a Livingston in New Jersey in una famiglia afro-americana “ma i miei non sono mai stati schiavi, anche se si tende sempre a pensare che tutti gli afro-americani lo siano stati. Ma è una storia complessa la nostra, poco conosciuta davvero”. Prima del ritorno di Ilaria in Italia, William le dice: “quando avrai voglia di fare una famiglia, io sono qua”. Così per anni si scrivono lettere, “eh sì negli anni Novanta ci scrivevamo le lettere!”. Ma poi il tempo passa, perdono i contatti e nel frattempo lei si laurea in Economia e finisce a lavorare in Algeria, mentre William… Ha ben nove figli!

Da quel momento in poi non si sono più separati, anzi si sono sposati! Per un po’ si sono dati appuntamento in giro per il mondo finché, quando scoprono di aspettare un bambino (il decimo di William!), decidono di trasferirsi a Milano, dove Ilaria viveva ormai dal 2007. Oggi hanno preso una casa a Monza, insieme al loro piccolo Galileo di quattro anni emezzo e tutti e tre condividono una grande passione per la cucina. Lui è un bravissimo fotografo e videomaker, mentre lei ha lavorato per dieci anni nel mondo della grande distribuzione, della ristorazione e del food marketing: “la grande azienda mi ha insegnato a raccontare la cucina, ma la passione per il cibo nasce dalla famiglia!”. Da qualche anno, infatti, ha creato una pagina Instagram che si chiama Ilafood in cui racconta la vera cucina americana, il Soul Food, aiutando gli americani in Italia a ritrovare i sapori di casa, anche con l’utilizzo di prodotti italiani.

“Tutto è iniziato durante il periodo del Covid, perché mio marito soffriva troppo la quantità di pasta e sentiva sempre di più la mancanza del cibo della sua famiglia. Così ho chiesto supporto a sua nonna Granny Joe, che purtroppo è mancata nell’aprile del 2023, perché volevo farlo sentire a casa attraverso i sapori dei suoi piatti. Ma lei ha sempre cucinato ad occhio, quindi ho dovuto costringerla a scrivere dosi e ricette!”.

Ma in questo modo Ilaria può così tramandare i preziosi piatti d’origine della famiglia di William.

LA CUCINA AMERICANA NEGLI ARTICOLI DI GIULIA UBALDI